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domenica 13 marzo 2011

Università: Tanti precari e stipendi bassi, laureati in crisi

Roma, 7 mar. (TMNews) - Secondo il rapporto di Almalaurea in quanto a occupazione non se le passano bene nemmeno i laureati di più lunga data (a tre e cinque anni dal titolo), anche se col trascorrere del tempo dal conseguimento del titolo le performance occupazionali migliorano considerevolmente. Per la prima volta vengono infatti indagati i laureati biennali specialistici del 2007 a tre anni dal titolo: il 75% è occupato. La quota di occupati stabili cresce apprezzabilmente (+22%) tra uno e tre anni dal titolo, raggiungendo il 62% degli occupati: si tratta in prevalenza di contratti alle dipendenze a tempo indeterminato. Le retribuzioni nominali superano, a tre anni, 1.300 euro mensili netti.
Tra i laureati pre-riforma (2005) a cinque anni il tasso di occupazione risulta dell'81%, in calo rispetto alla precedente rilevazione di oltre l'1%. Dilatando l'arco temporale di osservazione al periodo 2005-2010 la quota di laureati pre-riforma occupati a cinque anni ha subito una contrazione di quasi il 6%. La stabilità dell'occupazione si estende fino a coinvolgere il 71% degli occupati pre-riforma. Nota dolente le retribuzioni che, a cinque anni dalla laurea - seppure tra i laureati pre-riforma superiori nominalmente a 1.300 euro - hanno visto il loro valore reale ridursi negli ultimi cinque anni quasi del 10%.
Il dossier più in generale conferma inoltre che al crescere del livello di istruzione, cresce anche l'occupabilità e la retribuzione (la laurea vale più del diploma); che in termini occupazionali le differenze Nord-Sud sono rimaste sostanzialmente immutate negli ultimi anni, a svantaggio delle regioni meridionali (tassi più bassi del 10% medio); e che rimane il divario occupazionale tra laureati e laureate, con differenze retributive che segnalano quanto ancora le donne siano penalizzate nel mercato del lavoro.
Ultima 'nota dolente' la fuga dei cervelli. I laureati specialistici biennali con cittadinanza italiana del 2009 che lavorano all'estero, a un anno dal titolo, sono il 4,5% (erano il 3% nel 2009), anche se bisogna interpretare il fenomeno per gruppi disciplinari (il 29% degli occupati all'estero proviene ad esempio solo da ingegneria) e per classi sociali (i laureati specialistici italiani che lavorano all'estero provengono per la maggior parte da famiglie economicamente favorite, risiedono e hanno studiato al Nord e già durante l'università hanno avuto esperienze di studio al di fuori del proprio Paese).
In ogni caso, ad un anno dalla laurea ha un lavoro stabile il 48% degli italiani occupati all'estero (+14% rispetto al complesso degli specialistici italiani occupati in patria). E' il risultato dell'effetto combinato di una minor diffusione all'estero del lavoro autonomo e di una maggior presenza di contratti a tempo indeterminato (45% contro il 26%). Oltre il 70% dei laureati specialistici italiani occupati all'estero è impiegato nel settore dei servizi (in particolare istruzione e ricerca: 19%). Anche le retribuzioni medie mensili sono notevolmente superiori a quelle degli occupati in Italia: gli specialistici trasferitisi all'estero guadagnano, ad un anno, 1.568 euro contro 1.054 dei colleghi rimasti in Italia.

Fonte:
http://notizie.virgilio.it/notizie/cronaca/2011/3_marzo/07/universita_tanti_precari_e_stipendi_bassi_laureati_in_crisi_2,28633221.html

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