Cerca nel blog

martedì 1 novembre 2011

“La coppia da 20.000 euro al mese del Pd: lui consigliere regionale, lei in Comune”

La “bella botta di aria fresca” promessa dal neo sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, si infrange sulla barriera del consociativismo alla uscita pubblica numero uno di fronte alla città. In un Consiglio comunale ieri sera stipato per la prima dell’ex “golden boy” rivierasco, inventore della Notte Rosa prima di diventare sindaco, è andato in scena un siparietto che di fresco ha ben poco. La sostanza è breve: il nuovo presidente del consiglio comunale è Donatella Turci che, altri non è, che la moglie dell’unico consigliere regionale del Pd a Rimini, Roberto Piva.

Turci, classe 1953, dopo aver collezionato due mandati nella giunta del predecessore di Gnassi, Alberto Ravaioli, ha fatto parlare di sé in questi ultimi mesi per gli scarsi successi collezionati dall’amministrazione comunale nell’ambito di una delega molto chiacchierata in città, lo Sport. Dalla crisi finanziaria dei Crabs, la società del basket riminese, all’addio del Rimini Calcio al professionismo passando per l’incompiuta cronica del nuovo stadio, ma anche per la rinuncia alla serie B1 da parte del Viserba Volley, il settore negli ultimi anni ha vissuto un autentico calvario. Calvario che Turci- o perché oscurata da Ravaioli o per difficoltà proprie- nonostante le buone intenzioni non è riuscita ad alleviare. Comunque sia, con buona pace di Gnassi quello di Turci è tutt’altro che un nome nuovo.
Di più: la neo presidente del Consiglio comunale di Rimini è moglie dell’unico consigliere regionale del Pd riminese, il veterano Roberto Piva. “In questo momento in Italia l’aria non è favorevole all’accentramento di 12.000 euro di stipendi pubblici in un solo nucleo familiare”, fa presente Luigi Camporesi, candidato sindaco del Movimento 5 Stelle alle comunali che, forte del 12% ottenuto, siede per la prima volta in Consiglio con i colleghi Daniele Arduini e Carla Franchini.

La carica di presidente del consiglio comunale, infatti, prevede una bella remunerazione, equiparata a quella di un assessore: siamo sui 2.300-2.500 euro netti al mese (sui 3.500-3.800 lordi).

Dunque, prescrizioni statutarie a parte, la scelta su Turci alla luce del ruolo di Piva (che in Regione è stato riconfermato proprio l’anno scorso su input di partito) risulta piuttosto in controtendenza rispetto allo spirito sbandierato dal Pd oggigiorno sul fronte incarichi e merito. Anche se la ‘accoppiata’ Turci-Piva non è formalmente vietata, insomma, la questione di opportunità c’è tutta, almeno secondo quanto dicono i consiglieri del Movimento 5 Stelle.

Lo hanno pensato, del resto, una buona fetta degli stessi consiglieri comunali del Pd di Rimini, che negli ultimi giorni mettendosi di traverso alla nomina di Turci hanno dato parecchio filo da torcere ai notabili del partito. Nel corso di una consultazione interna al gruppo Democratico tenutasi venerdì sera, infatti, sette consiglieri del Pd hanno votato per Vincenzo Gallo, già consigliere nella precedente legislatura; i restanti nove, su 16 aventi diritto complessivamente, hanno scelto Turci.
A tessere la tela diplomatica giusta nelle ultime ore è stato Marco Agosta, il capogruppo – ovviamente riconfermato dopo la scorsa legislatura – del partitone in riviera. Agosta ha strappato la maggioranza relativa pro-Turci lanciando l’ex assessore come “una figura di garanzia”, che va rilanciata perché “ha l’esperienza giusta”.

Non la pensa così, tra gli altri, Bertino Astolfi - un ex Pd che per farsi rieleggere quest’anno ha dovuto traslocare nella lista civica pro-Gnassi Rimini per Rimini - il quale assicura di non aver apprezzato per nulla “il metodo” adottato; al momento buono, però, come al solito non ha fatto mancare il proprio sostegno.

Per eleggere la neo presidente del Consiglio, comunque, serviva la maggioranza qualificata, ovvero i due terzi dell’assemblea: 22 preferenze su 32, con voto segreto. Turci ne ha raccolte 24 (cinque bianche, due nulle, un voto a testa per lo stesso Gallo e per Fabio Pazzaglia, l’ex Pd candidato sindaco di Sinistra Ecologia e Libertà al primo turno).
Dunque, il Pdl ha votato senza troppi problemi per Turci, sancendo l’inciucio che, di pari passo alla questione di “opportunità” per la signora Piva, sta facendo discutere non poco a palazzo. La contropartita ai berlusconiani affinché dicessero sì ai dirigenti del Pd su Turci è stata la contemporanea elezione a vice presidente del Consiglio comunale di Oronzo Zilli, vecchio leone ex An tuttora coordinatore comunale di un Pdl uscito malconcio dalle elezioni.

Zilli, finora anche consigliere provinciale, ha scelto però di non aggrapparsi alle poltrone: infatti, ha già presentato le dimissioni in Provincia (gli subentra il collega verucchiese Jean Louis De Carli). Chi ha tuonato contro l’inciucio è invece il candidato Pdl-Lega Nord alle recenti comunali, l’ex consigliere regionale An Gioenzo Renzi. Escluso da tutte le cariche consiliari in questa fase, in primis quella di capogruppo che è andata alla ciellina Giuliana Moretti, Renzi ha sottolineato che “non era scontato che la presidenza dovesse andare alla maggioranza: Gnassi dice basta con la vecchia politica, ma qui invece la si ripropone in tutto e per tutto, con la complicità della minoranza. Questo teatrino deve finire perché non è più accettabile”.
Critiche anche da Pazzaglia, fra l’altro in odore di scomunica da parte di Sel: “Questa doppia nomina Turci-Zilli cementa l’asse tra Pd e Pdl. Per voltare davvero pagina anche la nomina del presidente andava innovata”. Il consigliere leghista Marco Casadei rincara la dose, bollando tutto come “il peggior modo di iniziare la legislatura”. Il grillino Camporesi da parte sua non si scosta dai moniti già lanciati: “Se voleva davvero una botta d’aria fresca, Gnassi avrebbe potuto assegnare la presidenza a qualcuno della minoranza”.
Il sindaco in aula ha rispedito tutto al mittente: quella di Turci è “una nomina decisa autonomamente dai partiti: io ho ascoltato la maggioranza, ho già detto che non mi piace l’idea di un uomo solo al comando. Il sindaco rispetta l’autonomia dei vari gruppi consiliari. Ci confronteremo sul merito, bisogna comprendere i ruoli ricordando che ai cittadini bisognava offrire il meglio possibile. E così- ha scandito Gnassi- è stato fatto”.
Intanto, gli otto neo assessori nominati da Gnassi (età media sui 40 anni) ieri sera al primo appuntamento ufficiale in pubblico si sono mostrati a dir poco emozionati, tra il pressing dei fotografi e gli sguardi dei curiosi accorsi in municipio. Il sindaco ha voluto in squadra Jamil Sadegholvaad, strappato alla Provincia, a Polizia municipale e Sicurezza, deleghe assunte nella precedente legislatura dallo sceriffo Roberto Biagini, l’unico riconfermato dell’era Ravaioli. Ci sono pure l’ex nazionale di pallamano Gian Luca Brasini e l’artista Massimo Pulini. Venendo alle quote rosa, la vice sindaco Gloria Lisi, personalità vicina da sempre alla Caritas, prende per mano Nadia Rossi, Irina Imola e Sara Visintin. Quest’ultima, a sua volta, è finita nei giorni scorsi nel mirino del Movimento 5 Stelle per la sua recente esperienza in testa al comitato acqua pubblica locale, nelle stesse ore in cui Gnassi l’aveva già battezzata assessore.

fonte:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/21/la-coppia-da-20-000-euro-al-mese-del-pd-lui-consigliere-regionale-lei-in-comune/121412/

Poveri con 1000 euro al mese

MONZUNO (Bologna) - Gianna P. ha trentasette anni, un bel bambino e un grande sorriso. "La povertà? Io l'avevo assaggiata da piccola, quando mio papà è morto in un incidente. Solo assaggiata, però. Se chiedevo un paio di scarpe, queste arrivavano, magari dopo quattro mesi. Sono andata a scuola, mi sono diplomata, ho avuto la macchina come tutte le mie amiche. Adesso sì, sono povera. E ho capito che ad essere povera la cosa che manca di più è la libertà. Se avessi ancora il mio lavoro e il mio stipendio, anche se mi sono separata dal marito, potrei affittare un appartamento per me e per mio figlio che ha sette anni. E invece sono tornata a vivere da mia madre, non potevo fare altro. Sei sempre una bimba, per i tuoi genitori, e così ti trattano. Io l'ho provata, l'indipendenza economica, l'avevo conquistata".

"Da più di un anno l'ho persa e assieme a lei se n'è andata la libertà di vivere in un posto tutto mio. Le vacanze al mare, le gite nel week-end? Ormai sono un ricordo ma questo non mi pesa. Mi manca la chiave della mia porta, della mia cucina... ".

La parola "povertà" ha un sapore amaro, soprattutto in questa terra emiliana che sembrava tutta ricca. Ricorda i libretti dell'Eca (Ente comunale di assistenza), chiamati semplicemente "i libretti dei poveri", tenuti nascosti nei comò ed esibiti solo per avere le medicine gratis o un sussidio per mandare i figli in colonia.

Gianna P. perdendo il lavoro, si trova dentro l'11% delle famiglie italiane che hanno una capacità di spesa inferiore a 992,46 euro al mese. "Adesso mi sveglio al mattino e mi dico: Gianna, fatti coraggio. Fai finta di essere ancora una ragazzina, alla ricerca del primo lavoro. Se sei stata capace di andare avanti, devi essere capace di tornare indietro e di ricominciare. Ho cominciato a lavorare nel 1995, avevo 21 anni. Primo stipendio, 800 mila lire. Prima receptionist, poi impiegata di buon livello. Due anni dopo mi sono sposata e le cose andavano davvero bene. Prima che l'azienda andasse in crisi, io e mio marito portavamo a casa 3100 euro al mese, 1500 io, 1600 lui. E c'erano la tredicesima e la quattordicesima, e anche i buoni pasto da 6,45 euro, che quando li hai quasi non ci badi ma quando spariscono ti accorgi quanto siano utili. Ci sentivamo non ricchi ma tranquilli. Un appartamento in affitto, a 600 euro al mese. Quattrocento euro per l'asilo nido del piccolo. Ecco, in questi giorni di caldo ci preparavamo per andare al mare, dieci o quindici giorni in un appartamento o in un hotel. E d'inverno ci prendevamo un'altra pausa, quattro o cinque giorni in Trentino, senza sciare ma con lunghe passeggiate sulla neve. Al ristorante o in pizzeria? Quasi mai. Preferivamo risparmiare per le nostre piccole vacanze o per portare il bimbo a Gardaland".

Arriva la separazione dal marito ma le cose non cambiano troppo. "Con il mio stipendio e l'assegno dell'ex coniuge per il bimbo - 350 euro al mese - ce l'avrei fatta a vivere in autonomia. Ma all'inizio del 2010 arriva la crisi dell'azienda, con gli stipendi che tardano prima un mese poi due poi sei mesi e ti trovi all'acqua. L'affitto non lo puoi più pagare, torni dalla mamma e meno male che ha un appartamento suo. In azienda arriva il nuovo proprietario, tornano gli stipendi ma solo per qualche mese. Adesso non so di quale statistica Istat io faccia parte. So soltanto che da marzo ad oggi, e forse fino a novembre, non prendo un euro. In teoria c'è la cassa integrazione speciale, perché anche i nuovi padroni hanno dichiarato fallimento, ma gli assegni da 700-800 euro ancora non si vedono. L'unico reddito è l'assegno del mio ex. Io però sono una che non accetta di farsi mantenere. A mia madre non pago l'affitto ma partecipo a tutte le spese, dal vitto alle bollette, dalla benzina all'assicurazione della macchina. Se ne vanno in media 450 euro al mese, che prendo in gran parte dai miei risparmi".

Non è purtroppo una mosca bianca, Gianna P. "Seguo i lavoratori delle aziende metalmeccaniche nei Comuni di Casalecchio e Sasso Marconi - dice Cristina Pattarozzi della Fiom Cgil - e purtroppo l'80% vivono ormai di ammortizzatori sociali. Chiusure, fallimenti, cassa integrazione, mobilità... A volte noi sindacalisti dobbiamo fare un altro mestiere, quello dell'assistente sociale. Ci sono famiglie dove tutti sono in cassa integrazione e se gli assegni sono, come sempre, in ritardo, non hanno i soldi per comprare da mangiare o per pagare bollette e mutui. E allora vai in Comune, spieghi la situazione, intervieni per bloccare uno sfratto. Le donne e gli stranieri sono i più colpiti ma forse anche i più forti. Sanno reagire, cercano nuove strade. Per molti uomini, anche giovani, la crisi dell'azienda è invece vissuta male. Si sentono persi, vanno in depressione. Stanno male perché non hanno i soldi per andare al solito supermercato e vanno al discount quasi di nascosto perché si vergognano".

Non è facile essere poveri e accendere la tv per sentire uno che dice che "il lusso è un diritto". I bar sono pieni, si paga un caffè e si sta lì mezza giornata. "Io sono senza stipendio da quattro mesi e allora, all'inizio di giugno, ho preso i miei due figli e sono andato a pranzo dai miei genitori. Non ho dovuto spiegare nulla. Hanno apparecchiato e solo alla fine mia madre ha detto: va bene alle 13 anche domani?". "Io ho tirato giù dal solaio la tenda, non andavo in campeggio da vent'anni. Insomma, con la crisi si torna giovanotti". "Ad agosto porto i miei tre bambini al mare, ma solo perché mia suocera ha pagato l'affitto dell'appartamento. E' stata gentile, non mi ha fatto pesare nulla. Ha detto: ho preso un appartamento con tre stanze, un'occasione. Venite con me?". "Ho controllato i punti della Coop e ho scoperto che ho speso meno di un terzo, rispetto all'anno scorso. Vado al discount per spendere meno. Al mattino presto, oppure mi sposto nei Paesi vicini, dove non mi conoscono".

Gianna P. deve andare via, per prendere il bambino al centro estivo. "Si paga anche lì, è un sacrificio ma non voglio che il mio piccolo abbia meno degli altri. E' stato anche al mare, con suo papà che per fortuna ha ancora lo stipendio. Se il bimbo sta bene, sto bene anch'io. Quest'anno per me niente vacanze, ma non importa. Io sono una cui non piace "stare in schiena" e nessuno. Vuol dire che non mi piace farmi mantenere, né dalla mamma né dallo Stato. E così proprio l'altro giorno sono andata all'Inps per interrompere la cassa integrazione. Ho trovato da lavorare in un'azienda, da una settimana. Sono in prova, spero che mi assuma davvero. Certo, cercare lavoro oggi è come subire una rapina a mano armata. Prendevi 1500 euro? Te ne do 1025, prendere o lasciare. Se tengo conto dell'assegno di 700-800 euro al mese che dovrà pur arrivare e delle spese per andare in macchina nella nuova azienda, faccio pari e patta. Prenderei gli stessi soldi restando a casa, ad aspettare cassa integrazione o mobilità. Ma ho un figlio e devo dargli un futuro. E poi sono fatta così. Se devo ricominciare, ricomincio davvero. Non sono più una ragazzina ma non voglio uscire dal mondo del lavoro. Se sei fuori, anche con un assegno dell'Inps, è un macello. A non lavorare si sta male, perché ti senti vuota e inutile. Niente ferie, niente piscina, niente vestitino nuovo e va bene così. Ma io, quella voglia che avevo dentro quando ho cominciato a lavorare, la sento ancora. E' una voglia di stipendio, di casa, di libertà. Chiedo troppo?".

http://www.repubblica.it/economia/2011/07/19/news/poveri_mille_euro-19304866/

domenica 30 ottobre 2011

Inps e pensionati: 500 euro al mese, uno su due è povero

In Italia un pensionato su due è povero con una pensione che non supera la soglia dei 500 euro al mese. Sono quasi 14 milioni e mezzo le pensioni ed il 49% del totale pari a 7 milioni non superano la soglia dei 500 euro al mese. Di questi, quasi 1.800.000, pari al 12,4% del totale, non oltrepassano nemmeno la soglia dei 250 euro al mese.
Ad effettuare lo studio sull'identikit dei pensionati è stato KRLS Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it Magazine dell'Associazione Contribuenti Italiani.
Il risultato che emerge è molto allarmante. Se da un lato la spesa previdenziale continua ad aumentare, dall'altro gli importi corrisposti sono relativamente modesti e, per la metà, non superano la soglia di povertà. La media dell'importo mensile erogato dall'Inps ai pensionati italiani è di circa 659 euro. Ad innalzare la media ci sono i "pensionati d'oro", circa 56mila titolari di pensioni, lo 0,4% del totale, che prendono più di 3.000 euro al mese.
"I pensionati italiani ed in particolare quelli del sud sono tra i più poveri in Europa - afferma Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani - Serve un'armonizzazione europea del sistema pensionistico ed una seria riforma della politica economica che ponga al centro del sistema economico l'uomo con i suoi bisogni."

fonte:
http://contintasca.blogosfere.it/2011/10/in-italia-un-pensionato-su.html

martedì 26 luglio 2011

Stipendi stenografi del senato : 253 mila 700 euro lordi l’anno

I Ragionieri che hanno messo sul lastrico il Comune di Taranto, sono dei dilettanti allo sbaraglio nei confronti del ragioniere di Montecitorio che al 35esimo anno di attivita’ non solo porta a casa uno stipendio di 20.000 euro al mese, ma andra’ in pensione con una cifra simile.
Gli Stenografi del Senato, sono 60 in tutto e compilano i resoconti dei lavori dell’aula e delle varie commissioni. Svolgono un lavoro ormai in estinzione per via delle nuove tecnologie, ma all’apice della carriera arrivano a guadagnare 253 mila 700 euro lordi l’anno.
Molto di più non solo del presidente Napolitano, ma anche del capo del governo Romano Prodi che, tra indennità parlamentare (145 mila 626 euro), stipendio da premier (54 mila 710) e indennità di funzione (11 mila 622), arriva a 212 mila euro lordi l’anno. E di ministri titolati come Massimo D’Alema (Esteri), che riscuote 189 mila 847 euro, e Tommaso Padoa-Schioppa (Economia), che ogni anno incassa 203 mila 394 euro lordi (è la paga dei ministri non parlamentari). Tutti abbondantemente distanziati dallo stenografo e dal ragioniere e addirittura umiliati al cospetto dei compensi dei segretari generali di Senato e Camera, Antonio Malaschini e Ugo Zampetti, che a fine anno arriveranno a incassare rispettivamente 485 mila e 483 mila euro lordi.
Ecco le sorprese che spuntano esaminando i dati sul trattamento economico dei dipendenti di Camera e Senato. E non sono le sole: barbieri (‘operatori tecnici’) che possono arrivare a guadagnare oltre 133 mila euro lordi l’anno a fronte dei circa 98 mila di un magistrato d’appello con 13 anni di anzianità. E collaboratori tecnici operai che dall’alto dei loro 152 mila euro se la ridono dei professori universitari ordinari a tempo pieno inchiodati, dopo vari anni di carriera, a circa 80 mila euro lordi l’anno. Retribuzioni da favola, insomma, che non hanno uguali nell’universo del pubblico impiego e che si accompagnano a trattamenti pensionistici di assoluto favore perfettamente allineati, in tema di privilegi, ai criticatissimi vitalizi di deputati e senatori. Ma quanti sono questi fortunati dipendenti parlamentari? Quanto guadagnano esattamente? E attraverso quali meccanismi riescono ad ottenere trattamenti economici così favorevoli?
Stipendi d’oro I dipendenti di Camera e Senato (vengono assunti solo per concorso) sono in tutto 2.908, di cui 1.850 a Montecitorio e 1.058 a Palazzo Madama. I primi (dati dei bilanci 2006) costano complessivamente circa 370 milioni di euro, i secondi 198; molto di più di deputati (287) e senatori (133 milioni). Per ambedue i rami del Parlamento le voci che pesano di più nei capitoli di spesa per il personale sono gli stipendi e le pensioni. Per quanto riguarda le retribuzioni, la Camera sborsa ogni anno 210 milioni di euro a fronte dei 130 milioni del Senato. I costi delle pensioni assorbono invece 158 milioni nel bilancio di Montecitorio e 70 milioni a Palazzo Madama. La prima cosa che salta agli occhi, sia alla Camera che al Senato, sono le singolari regole di calcolo di stipendi e pensioni, regole tanto sorprendenti da trasformare i due palazzi in autentiche isole del privilegio. A fissarle, godendo le due strutture dell’autonomia amministrativa garantita agli organi costituzionali, sono stati in passato i due uffici di presidenza di Camera e Senato, composti dai rispettivi presidenti (i predecessori di Fausto Bertinotti e Franco Marini), i loro vice e tre parlamentari-questori.

Fonte:
http://truffeallostatoitaliano.wordpress.com/2007/08/22/237560-allanno-per-il-ragioniere-di-montecitorio/

Stipendio barbieri di montecitorio

Truman: 11.000 euro al mese
...
la cifra è sbagliata in difetto , si parla si stipendio lordo al mese , ma si devono calcolare le 14 mensilità , che vanno aggiunte , inoltre lo stipendio loro dei collaboratori tecnici aumenta con il passare del tempo , fino ad arrivare a 152'970 euro , che divisi per 12 fanno gli undicimila euro al mese (lordi) che truman ha indicato in facebook.
Quindi un barbiere che ha trenta anni di anzianità a Montecitorio guadagna in busta circa 9700 euro lordi , calcolando nei 12 mesi la tredicesima e la quattordicesima si arriva a circa undicimila.
neanche un capo area di una banca guadagna così , o un manager di basso livello (manager di aziende sotto i 500 dipendenti) per dire.
Manager e direttori di banca , comunque , possono essere licenziati in un secondo, naturalmente.
Praticamente nessun lavoro a tempo indeterminato guadagna cifre simili , nel settore privato.
...
Purtroppo i conti di Truman sono parzialmente corretti , ovvero lo stipendio di un barbiere a fine carriera è di 9700 euro lordi al mese , ma se si divide la paga annuale su 12 mensilità e non su 14 come vengono pagate adesso (si hanno la tredicesima e la quattordicesima) si arriva agli undicimila di Truman.
Dato che molti dei barbieri ormai sono vicini alla pensione (a 53 anni) ha ragione Truman.
Poche balle , non rilasciate comunicati stampa , vogliamo vedere le buste paga!
...

fonte:
http://www.linkiesta.it/blogs/radio-berlino/fatela-finita-i-barbieri-di-montecitorio-sono-indispensabili

I segreti della casta di Montecitorio: non solo per loro: come far viaggiare gratis anche...

C'è un agenzia di viaggio all'interno di montecitorio, alla quale tutti i deputati si rivolgono per fare qualsiasi biglietto aereo (naturalmente gratis) da e per qualsiasi destinazione italiana. La prima volta che sono andato a fare i biglietti, il funzionario parlamentare adibito all'agenzia (7000 euro al mese) mi ha chiesto il codice millemiglia, che con accortezza il deputato-padrone mi aveva fornito.
Cosa ho scoperto: che lor signori non solo si fanno i viaggi gratis, ma con quei viaggi accumulano punti su punti che poi utilizzano per far viaggiare gratis anche mogli, amici e parenti sui voli alitalia.
L'assuefazione alla casta ci può portare qui in Italia anche a sminuire il peso di quest'atteggiamento truffaldino, ma per comprendere il valore di queste azioni, forse è il caso di ricordare lo scandalo "miglia aeree" che ha portato alle dimissioni di tre ministri in Germania, colpevoli di aver fatto quello che da decenni continuano a fare impunemente i deputati italiani:
http://archiviostorico.corriere.it/2002/agosto/01/Berlino_scandalo_miglia_aeree_dimette_co_0_0208011344.shtml

Spidertruman 

fonte:
http://isegretidellacasta.blogspot.com/2011/07/non-solo-per-loro-come-far-viaggiare.html?spref=bl

I segreti della casta di Montecitorio: I noti ladri che si aggirano a Palazzo Marini, sed...


Palazzo Marini, piazza San Silvestro, Roma.
Qui di ladri non ce ne sono tanti, ma uno solo, che però risulta molto più scaltro dei tanti parlamentari che sopravvivono con "solo" 14.000 euro al mese. Lui intasca dalla Camera dei deputati all'incirca 2 milioni di euro al mese.
Il suo nome è Sergio Scarpellini, un noto palazzinaro romano che guadagna, solo attraverso l'affare di Palazzo Marini, 150 volte più del "misero" stipendio parlamentare.
Lo scandalo già alcuni anni fà venne fuori.
In pratica la camera dei deputati paga 25 milioni l'anno per l'affitto dell'intero Palazzo Marini, per 20 anni.
Il palazzo Scarpellini l'ha comprato con un mutuo, le cui rate vengono pagate dalla Camera dei Deputati.
Geniale, vero?
Ma non è finita qui.
Il vero scandalo non è solo regalare a questo signore qualcosa come 150 stipendi parlamentari al mese, o 2000 stipendi normali, ma è anche e soprattuto nella misera funzionalità di questa struttura.
Qui infatti hanno gli uffici i parlamentari "sfigati": i segretari di partito, i capigruppo, i presidenti di commissione hanno gli uffici all'interno di Montecitorio, ma essendo gli spazi limitati (limitati un corno: ho visto finanche 10 stanze con centinaia di metri quadri a disposizione di un singolo capogruppo d'opposizione), restavano qualche centinaio di deputati da sistemare.
questi li hanno spediti a palazzo Marini, che è in piazza san silvestro, sono 500 metri o poco meno da montecitorio, ma essendo che i peones sono a roma solo dal martedì pomeriggio al giovedì per le votazioni, ed essendo il loro mestiere in quei giorni incentrato essenzialmente nel premere il pulsantino del voto al suono della campana, non possono permettersi il lusso di allontanarsi così tanto.
E così quel palazzo è sempre vuoto, spettrale, cammini per centinaia di metri per i suoi labirintici corridoi senza trovare mai un'essere umano, un segno di vita.
I corridoi sono sempre vuoti, le tasche dei palazzinari collusi invece sono sempre piene!

fonte:
http://isegretidellacasta.blogspot.com/search?updated-max=2011-07-19T08%3A50%3A00-07%3A00&max-results=7

lunedì 25 luglio 2011

Stipendio da consulente per mancata rielezione : 120.516 euro l'anno al lordo delle ritenute

"Quando la caccia si fa grossa e si punta a uno come Scilipoti, che fino a due giorni fa urlava dall'altra parte, allora vuol dire che è entrato in gioco Denis Verdini". Un dirigente Pdl che è di casa a Palazzo Grazioli racconta quel che sta accadendo in queste ore, racconta cosa accade in casa Pdl quando "non ci si può limitare alla promessa della ricandidatura". Perché adesso che la partita entra nel vivo non si punta ai soliti finiani incerti e centristi confusi, ma a dipietristi e persino democratici. Chi ci sta conquista un allettante win for life. Ci sono i pescatori da transatlantico, che lavorano sotto costa. E anche in questo caso sembra ne sia entrato in gioco uno, anzi una, finora defilata. Si tratta di Maria Rosaria Rossi - al fianco del Cavaliere questa estate al castello di Tor Crescenza e alla Certosa - che proprio sull'imminente passaggio del siciliano Scilipoti al partito della fiducia sembra abbia svolto un ruolo delicato. Ma poi ci sono i pescatori da mare grosso. Tre, in movimento in queste ore. Il coordinatore Verdini, appunto, il tesoriere del Pdl Rocco Crimi e una seconda fila ma molto attiva, il campano Mario Pepe. La triade, stando alle informazioni acquisite da autorevoli fonti interne al partito, si muove a tenaglia sugli obiettivi, con funzioni e assunzioni di impegni diversificati. Al pari di Pepe, altri si muovono nell'acquario di Montecitorio. Daniela Santanché, per gli avversari il "Luciano Moggi" del calciomercato, e il ministro Elio Vito. Francesco Pionati e Saverio Romano sugli amici dell'Udc dal quale provengono.

Non vi è traccia, né mai ve ne sarà di passaggio di denaro. "I 350-400 mila euro di cui si parla è il corrispettivo in 3-5 anni di una consulenza col partito o col gruppo - racconta dietro anonimato chi ha ricevuto e rifiutato - Il sistema è collaudato: ti propongono di indicare il nome di un amico, un parente col quale stipulare subito il contratto, che si aggira attorno ai 100 mila euro lordi l'anno, per più anni". Cosa ne faccia il "prestanome" del compenso, a chi giri quei soldi, non è affare dell'offerente. "La consulenza poi può passare a tuo nome a fine legislatura - continua nel racconto il deputato - in caso di mancata rielezione". Perché la ricandidatura è la prima offerta avanzata, ma nessuno, nemmeno il leader può garantirla. Poche settimane fa Repubblica aveva pubblicato il contratto di consulenza col gruppo Pdl che due ex parlamentari transitati a Forza Italia a fine 2007, Marco Pottino e Albertino Gabana, hanno stipulato dopo la mancata rielezione. Compenso, tuttora percepito: "120.516 euro l'anno al lordo delle ritenute".

La regola numero uno di Palazzo Grazioli, Silvio Berlusconi l'ha dettata a coordinatori e capigruppo a settembre, in occasione del primo calciomercato: "Non voglio ricevere nessuno che venga qui a far richieste o aprire trattative, non intendo passare altri guai per colpa di inaffidabili che registrano o vanno a raccontare chissà che". Gli scandali dell'ultimo anno e mezzo hanno imposto cautela. Sono altri a condurre le trattative. Il presidente del Consiglio si congratula e concede il privilegio dell'abbraccio finale, il sigillo. Il pidiellino Dore Misuraca, potente calamita elettorale in Sicilia occidentale e in odor di transito all'Udc, è stato il recordman degli ingressi a Palazzo. Tre nelle ultime sei settimane. Fruttuosi. "Il presidente l'ha buttata tutta sul rapporto personale, mi ha confermato che sono una risorsa" minimizza Misuraca. Ma la famiglia Misuraca è regina della sanità privata nell'isola, il rapporto personale non è stato l'elemento decisivo per convincere altri deputati che si sono avvicendati dal premier. Non trova conferma l'indiscrezione che circola sullo screening che sarebbe stato effettuato sulla situazione patrimoniale e le esposizioni bancarie di una serie di "avvicinabili". Però sul dipietrista Domenico Scilipoti, stando alla documentazione inviata al partito da uno dei suoi creditori, pende un decreto ingiuntivo (89/07) sostenuto da sentenza del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto per 200 mila euro. L'altro idv sotto tiro, Antonio Razzi, non fa mistero della proposta avanzatagli per l'estinzione del mutuo per la casa acquistata a Pescara, tramite Previdencassa svizzera. "Mutuo? Pressioni ancora più forti su di lui" allude Di Pietro.

A Palazzo Chigi poi un occhio di riguardo lo hanno anche per gli "idealisti". Deputati e senatori pronti a discutere in cambio di un impegno per una "giusta causa". La situazione delle carceri per Pannella ricevuto da Berlusconi, la gestione del Parco dello Stelvio da affidare agli enti locali per i due Svp Brugger e Zeller, la galleria del San Bernardo per il valdostano indipendente Nicco. E martedì sera al Senato Giovanni Pistorio, dell'Mpa di Lombardo, scherzava ma neanche tanto coi colleghi pidiellini: "Ragazzi, se sbloccaste i fondi Fas della Sicilia da 1,4 miliardi fermi al ministero, potremmo discutere".
(09 dicembre 2010)

fonte:
http://freeforumzone.leonardo.it/lofi/Parlamentari-in-vendita/D9555520.html

giovedì 7 luglio 2011

Il 42% dei giovani lavoratori dipendenti andrà in pensione con meno di mille euro al mese

Il 42% dei giovani (25-34 anni) lavoratori dipendenti di oggi andrà in pensione intorno al 2050 con meno di mille euro al mese. È quanto emerge dai risultati del primo anno di lavoro del progetto "Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali" di Censis e Unipol. Che spiega che attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore a mille euro sono il 31,9 per cento. Molti, quindi, si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito addirittura più basso di quello che avevano a inizio carriera. E la previsione, spiega la relazione, riguarda i più «fortunati», cioè i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard: poi ci sono un milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano né lavorano.
...
Fonte:
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-07-06/giovani-lavoratori-dipendenti-andra-101504.shtml?uuid=AaxDvglD

Manovra l'assegno a vita per i parlamentari doveva essere abolito, secondo la prima bozza, invece resterà

Manovra, la beffa del vitalizio

L'assegno a vita per i parlamentari doveva essere abolito, secondo la prima bozza, invece resterà. Bastano cinque anni per maturare una somma che arriva fino a 7200 euro.

06/07/2011
Il ministro Tremonti con il presidente della Repubblica Napolitano.
Il ministro Tremonti con il presidente della Repubblica Napolitano.
Il testo della Manovra trasmesso alla Presidenza della Repubblica e presentato oggi alla stampa dal ministro Tremonti si apre giustamente con i tagli ai privilegi dei politici: riduzione e ridimensionamento delle auto blu (ce ne sono 15 mila), voli di Stato riservati alle massime cariche istituzionali, limitazione di molte dotazioni di Camera, Senato, Palazzo Chigi e altre istituzioni. I tagli, fa sapere il ministro dell'Economia, saranno destinati al Terzo Settore, peraltro già pesantemente ridimensionato dal Governo a livello di risorse. Vi è poi la questione degli stipendi dei parlamentari, allineati da Tremonti alla media europea, e di conseguenza da ridurre essendo da sempre i più alti dell’Unione. Quello di un deputato italiano è di 5.486 euro netti al mese per dodici mensilità. Che è uno stipendio buono, buonissimo, ma, visto il ruolo, di per sé non esagerato.

Il punto è che tra diaria, spese d’ufficio, risarcimenti telefonici e altro, in realtà un deputato si porta a casa 14 mila euro netti al mese, esclusi i gettoni per gli incarichi particolari (un presidente di Commissione viene pagato per il disturbo due mila euro netti). Ovunque viaggia in Italia (in aereo, in auto, in treno) non paga un centesimo. Fruisce di un rimborso di oltre mille euro per i trasferimenti Fiumicino-Montecitorio. Gode di un’assicurazione sanitaria che gli permette di farsi rimborsare persino le terme e i massaggi shiatsu. E a fine mandato la sua liquidazione, per cinque anni, ammonta a 46.819 euro, che è la liquidazione di un dipendente statale dopo 40 anni di lavoro. Ma il punto è che dopo essere tanto sbandierata, dalla Manovra è sparita la cancellazione del privilegio dei privilegi: il vitalizio.

Doveva essere cancellato ed è riapparso come d’incanto. Doveva essere il piatto forte della Manovra ma si è rivelato uno specchietto per le allodole. Come quei menù esposti nelle vetrine nei ristoranti dove se entri e ti siedi ti dicono che le ostriche sono finite, forse domani., per oggi solo merluzzo congelato. Ma che cos’è di preciso il vitalizio, specialità del Parlamento italiano? Oltre alla normale pensione deputati e senatori maturano, dopo una legislatura, un assegno mensile che percepiranno una volta compiuti i 65 anni e che può andare da 2.400 euro a 7.200 euro lordi. Se aggiungono anni di legislatura dopo i cinque anni, arrivano a prenderlo anche a 60 anni. Per fortuna in questa legislatura sono stati cancellati altri privilegi enormi. Perché nelle legislature precedenti c’era gente che aveva maturato il vitalizio con un solo giorno da parlamentare.

Come è possibile chiedere alla gente di pagare una tassa sui suoi risparmi, di andare in pensione a 67 anni e di versare contributi per 40 anni quando sono sufficienti cinque anni per percepire un sontuoso vitalizio da parlamentare? Secondo i primi risultati dell'indagine effettuati da Censis e Unipol, il 42 per cento dei giovani dipendenti che oggi lavorano non arriverà a mille euro di pensione. In compenso ci sarà qualche migliaio di eletti che percepiranno, oltre alla normale pensione, 7.200 euro netti al mese per cinque anni di lavoro in Parlamento.
Francesco Anfossi
 
fonte:
http://www.famigliacristiana.it/informazione/news_2/articolo/la-manovra-e-i-privilegi-a-vita_060711192903.aspx

Pensioni e province, monta la rabbia

«Con questa Manovra l'Italia riuscirà a raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014». Mentre Giulio Tremonti illustra il decreto che consente di recuperare i primi 51 miliardi di euro, spiegando dove e come tagliare, i cittadini sentono piombare ancora una volta le mani del governo nelle proprie tasche. Pubblichiamo alcune delle lettere arrivate alla redazione de Il Tempo. La rabbia dei lettori si concentra principalmente sulla mancata abolizione delle Province (considerate da tutti uno spreco e uno strumento clientelare per conservare il potere della "casta") e sulla norma che intende modificare la rivalutazione delle pensioni. Bersaglio prediletto rimane il Palazzo, con i suoi privilegi: auto blu e vitalizi d’oro non conoscono crisi economiche.

Se la casta fa Provincia
«Gentile Direttore, apprendo che il Partito Democratico si è astenuto nella votazione sull'abolizione delle Province, sostenuta da Idv e Sel e persino dal Sindaco Pd di Firenze Matteo Renzi, favorendo il perdurare di una consistente parte della "casta" e di un consolidato spreco di Stato.
 Se non sbaglio, in passato tutti i partiti politici (Pd compreso) hanno ventilato più volte in campagna elettorale la soppressione delle Province, per poi dimenticarsene puntualmente. Diciamoci la verità: le Province non si toccano perché sono formidabili macchine elettorali, con consistenti pacchetti di voto e ampie clientele. Sono strumenti preziosi di consenso politico e di conservazione del potere. L'astensione di Bersani & compagni rappresenta pertanto una ulteriore grave sconfitta della politica. Saluti».
Antonio Taraborrelli Pescara
Traditi ancora una volta Mi aggiungo al coro sempre più numeroso dei profondamente delusi e amareggiati nei confronti del cosidetto governo di centrodestra. Ho sempre dato il mio voto a Berlusconi, ma purtroppo devo prendere nota che si sta rivelando un tronfio parolaio. «Non metteremo mai le mani in tasca agli Italiani», dicono. Poi, ciò che sanno fare per prima cosa, è ridurre le pensioni, aumentare le tasse, e Dio ci guardi dal (non dico eliminare) ma almeno ridurre tutti gli innumerevoli vantaggi della casta. Questo si chiama tradire la fiducia data».
Ramiro Giorgi
Chi tutela i risparmiatori? «Su vari giornali si evidenzia la differenza tra il regime attuale dei Bot annuali e quello post decreto inserito nella manovra economica . Per esempio, il rendimento netto su 10.000 euro passa da 152,5 euro (1,52%) a 66,7 euro (0,67%) e a 36,7 euro (0,37%) nel 2013. Ma occorre tener conto che con l'inflazione i 10.000 euro di valore nominale restituiti al risparmiatore dopo un anno avranno un valore reale inferiore e gli interessi lordi serviranno solo a compensare la perdita sul capitale . Dopo imposte, bollo e commissioni il rendimento è negativo già ante decreto e lo diviene ancor di più post decreto. Inoltre tra interessi e commissioni sui prestiti alla clientela le banche acquisiscono percentuali molto più alte dell'inflazione mentre riservano alla clientela che affida loro i propri risparmi tassi reali negativi, che cioè non coprono neanche l'inflazione. Questa forbice tra tassi attivi e passivi non è più accettabile ed è indice di mancanza di concorrenza nel sistema bancario, problema che le autorità preposte alla difesa del risparmio dovrebbero urgentemente e seriamente affrontare. Un saluto».
Ascanio De Sanctis
Roma
Al servizio dello Stato «In parlamento la classe politica ha avuto l'occasione per fare un passo avanti notevole in tal senso con l'abolizione delle province, ma la nuova aristocrazia privilegiata è di nuovo uscita allo scoperto. Hanno votato contro Pdl e Lega e con l'astensione strategica il Pd le province quindi non sono state abolite. Da questa classe composta da 176.000 politici e due milioni di collaterali si cominciano a staccare l'Idv e il terzo polo che cominciano a dimostrare una certa presa di coscienza della realtà del paese: ne guadagneranno in voti. Insistano! Propongano! Via le auto blu per l'80 percento, una legge per vietare le consulenze a enti pubblici o similari, ridimensionare i palazzi della politica, esaminare a fondo le sacche del privilegio politico: in sostanza la classe dirigente del paese abbia un tenore di vita dignitoso, anche agiato, ma sempre al servizio dello stato…non lo stato al loro servizio».
Francesco Degni
Idee per i pensionati «Caro Direttore, ho letto con soddisfazione nel suo editoriale una forte presa di posizione nei confronti del provvedimento di raffreddamento e-o abolizione della scala mobile nei confronti dei pensionati. Volevo farle presente che in merito alle pensioni esiste presso il Senato una proposta di legge di iniziativa popolare, sottoscritta da 74.646 pensionati, depositata il 03 06 2008 prot. 729 che chiede: a) un paniere specifico dell'indice ISTAT, calcolato esclusivamente su prodotti di interesse per la categoria dei pensionati. b) reversibilità delle pensioni senza abbattimenti. c) rivalutazione sistematica delle pensioni di annata. Saluti».
Piero Valente
Loro pensano ai circhi
«Crisi economica, consumi fermi, disoccupazione giovanile alle stelle, precariato a vita. Mentre tutto questo bussa pesantemente alle finestre del Palazzo, all'interno di esso c'è chi si preoccupa con trepidazione di abolire la presenza degli animali nei circhi. Con tutto il massimo rispetto per gli animali, non sembra proprio un'emergenza quella di impedire ai pochissimi circhi ancora esistenti (dieci, venti?) di tenere a pensione qualche leone spelacchiato o un orso sdentato. In compenso, però, la Camera dei Privilegiati – pardon, Deputati – ha rigettato l'abolizione delle inutilissime Province. Guarda caso, con l'intervento decisivo di quel Partito Democratico che è la massima espressione dello statalismo burocratico e di quella politica che – con mirabile efficacia – Winston Churchill definiva “equa distribuzione della miseria”».
Domenico Rotella
Roma
Solo false promesse
«Dato che non è possibile scegliere i candidati e soprattutto qualsiasi promessa è carta straccia, come conferma anche la bocciatura dell'eliminazione delle province, che sia eliminata la campagna elettorale e siano annullati i relativi rimborsi. Si risparmieranno un sacco di soldi e tante prese in giro».
Moreno Sgarallino
Io, pensionato "ricco"
«Caro direttore, sono un pensionato di 72 anni che fa parte della categoria cosiddetta "ricca" in quanto percepisco una pensione lorda di circa 45000 euro (netta circa 32000), ma nessuno mi ha regalato nulla in quanto ho lavorato 41 anni come responsabile in un settore operativo dove lo straordinario, e la reperibilità, erano un obbligo, e che mi ha permesso di avere una pensione più sostanziosa. In 6 anni la mia pensione si è rivalutata di circa 40 euro l'anno. Non mi lamento di quello che prendo ma malgrado io abbia 72 anni pago tutto dalle medicine alle visite mediche ai ticket, polizza sanitaria. E io sarei ricco... Pensi a quanti Paperoni ci sono in Italia! Quelli veri gravitano nell'orbita politica. Perdoni per il mio sfogo ma quando sento che si toccano i soldi dei pensionati e dei lavoratori mi ribolle il sangue».
Luciano Gentili
E le pensioni delle toghe? «Caro Direttore, sono un Suo ammiratore. Apprezzo i Suoi interventi pacati e ragionati spesso imbarazzanti per gli interlocutori. Per quanto ha tratto il parziale blocco delle perequazioni non condivido le Sue idee. Infatti il blocco non opera sino ai 1.428/00 €uro. È parziale dai 1.428/00 ai 2.380/00. Nulla per le pensioni superiori a € 2.380/00. Quindi andiamo nel campo delle pensioni medio/alte. Parlamentari e Magistrati. I Magistrati, è bene ricordarlo, godono di una perequazione al 100% al costo della vita grazie ad una sentenza della Consulta emanata in pieno conflitto di interessi. Lei pensi che perequazione avrebbe uno che gode di più pensioni o di una di 10/20 o 30 mila €uro. Cordialmente».
Enzo Ruggieri
Torino
Pensioni e privilegi
«Sono un pensionato con una pensione di 1500 euro mensili, ottenuta dopo una vita di lavoro e dopo versamenti, come richiesto da legge. È disdicevole che con la nuova finanziaria andiate a bloccare parzialmente gli aumenti annuali dovuti all'inflazione. Infatti, vi sono ancora tante aree di pensioni privilegiate, ottenute dopo pochi anni di lavoro e con contributi minimi e queste non sono state toccate. Insomma, in questo paese solo le persone corrette, oneste vengono perseguitate e trattate male. Confidavo in un intelligenza del centrodestra superiore alla sinistra ma ne son rimasto deluso ed incredulo. Così perderete tanti consensi. Saluti».
Giancarlo
Basta menzogne «Caro Sechi, lei è una persona di buon senso ed onestà intellettuale, vorrei dirle alcune cose riguardatni le pensioni e suggerirle di fare una bella e seria indagine. Si parla sempre delle pensioni basse, come se fosse una colpa percepire pensioni medio alte. Bisognerebbe evitare di fare della demagogia e cominciare a dire qualche verità anche se scomoda. Si colpevolizzano i quadri e dirigenti che hanno lavorato una vita e fatto carriera. Questi hanno pagato contributi salatissimi e tasse ad aliquote elevate, oltre ad aver sempre sostenuto i consumi. Perché non si dice la verità sulle pensioni basse? Chi ha versato di più ha il sacrosanto diritto ad un vitalizio più elevato ed a conservarne il potere di acquisto. Chi ha versato poco, ha, per contro, un vitalizio basso e se questo non è sufficiente a mantenere un decente tenore di vita, non è l'INPS che deve aumentargli la pensione, a scapito delle pensioni, sacrosante, più elevate. Si deve smettere di colpevolizzare i titolari di vitalizi da lavoro, elevati. Si facciano vedere i conti veri e si mettano a contronto assegni e versamenti. Non si considerino d'oro le pensioni medio alte da lavoro di quadri e dirigenti. Si distinguano da quelle, regalate a politici ed affini. È sbagliato alimentare una lotta, sbagliata, di classe. È sbagliato pensare di alzare gli assegni di chi non ha versato nulla o molto poco, espropriando coloro che hanno versato di più e sempre pagato di più. Basta menzogne!».
Laura
Facciamo noi una legge «Caro Direttore, è inutile (solo per impotenza) insistere sulle giustissime critiche che hanno accolto la recente manovra, forte con i deboli e debole con i forti. Mi sembra però di ricordare che esiste la possibilità di redigere leggi “ad iniziativa popolare”. Sbaglio? E se non sbaglio, è possibile che nessuno che ne abbia la capacità o la competenza, si faccia parte diligente per rimediare alle malefatte della “casta” e ripristinare un minimo di giustizia?».
Massimo Lucarelli
Demagogie di sinistra «Egregio Direttore, che dire di quanto accade tra i componenti dell'opposizione, quella che dovrebbe o vorrebbe sostituire l'attuale maggioranza? Si rimane esterrefatti! Ad una proposta dell'Idv per l'abolizione delle Province, cosa fa il Pd? Si astiene, bocciando di fatto la proposta stessa e mandando a p...ne tutti i bei discorsi di anni. Sì di anni, ma di propaganda! Al momento di contare e contarsi infatti...contrordine compagni! Dicono, non ci credo, sia dovuto a tutti quei simpatizzanti imbucati nei vari posti pubblici. Ed allora? Niente, hanno scherzato, ora cercheranno di rimediare dando la colpa a Lui, attirando altrove l'attenzione, creando qualche altro capo d'accusa. Più avanti, ad acque calme, dimenticando i particolari di oggi, qualcuno di loro dirà: "Berlusconi pensi ad abolire le Province e non a leggi ad personam"! Ed i peones ripeteranno. "Sì, giusto, è una vergogna, via le Province". E, con l'estate, qualche intellighenzia farà un giro in barca, qualche altra in Africa e altre ancora nel Salento della bella Regione Puglia! Ed il popolo? Il popolo...bue!». L. C. G. Montepagano (Te)

Fonte:
http://www.iltempo.it/2011/07/07/1270546-appello_lettori_tempo_governo_basta_promesse_taglino_loro_stipendi.shtml

Stipendio Pisapia

Fare i conti in tasca al primo cittadino è un’attività prosaica ma inevitabile: soprattutto dopo che, nei giorni scorsi, su una serie di siti internet era rimbalzato nuovamente l’elenco delle pensioni d’oro distribuite agli ex parlamentari. Di quell’elenco, che comprende ben 2.238 nomi, fa parte anche Pisapia, avendo come è noto alle spalle due legislature come indipendente nei banchi di Rifondazione comunista. A Pisapia vanno, secondo la versione dell’elenco pubblicata sul sito dell’Espresso, 4.275 euro. In teoria, una norma «moralizzatrice» varata da Luciano Violante quando era presidente della Camera prevedeva che gli «ex» incassassero la pensione solo dopo il 65esimo compleanno, ma una serie di clausole successive ha abbassato progressivamente la soglia. In pratica da quando ha compiuto 60 anni, nel maggio 2009, Pisapia riceve la pensione.
Ma una volta approdato a Palazzo Marino, il nuovo sindaco si è trovato a dover scegliere. Un’altra norma, varata nel 2008, impedisce infatti il cumulo della pensione parlamentare con l’indennità da sindaco nei comuni sopra i 250mila abitanti. Per le città con popolazione sopra il milione, lo stipendio del primo cittadino è di circa 9mila euro lordi, pari a oltre 5mila euro netti al mese. Giuliano Pisapia ha rinunciato alla pensione di Montecitorio, e ha deciso di incamerare lo stipendio del Comune di Milano. Che, per modesto che sia, è comunque quasi il doppio del vitalizio della Camera.
In realtà, si fa notare nell’entourage del sindaco, non si tratta di un vero stipendio ma di una indennità di funzione: Pisapia, cioè, non è stato assunto alle dipendenze dal Comune, e quindi non beneficia di contributi previdenziali e assistenziali, cui deve pertanto provvedere personalmente. Ma a rendere simile a un salasso - almeno dal punto di vista economico - la nuova vita di Pisapia è la rinuncia al lavoro da avvocato.

Fonte:
http://www.ilgiornale.it/milano/torna_stipendio_sindaco_5mila_euro/06-07-2011/articolo-id=533430-page=0-comments=1

lunedì 2 maggio 2011

Stipendio laureato in farmacia

Laureato in farmacia a Milano. Voto 110/110 e specializzato in farmacia Ospedaliera sempre a milano voto 70/70. Tesi sperimentale in biochimica analitica al dipartimento di chimica farMaceutica in viale Abruzzi, e tesi di specialità in farmacoeconomia. I miei risultati scolastici sono sempre stati brillanti. E' il lavoro che lascia desiderare..... Dopo Essermi laureato ho scoperto che il posto di lavoro dove più facilmente trovi occupazione è il collaboratore in farmacia. Questo lavoro presenta diversi problemi: 1) nessuno sbocco professionale: l'inquadramento è all'inizio come impiegato e finisci la tua carriera come impiegato. 2) lo stipendio: seppur il primo stipendio è in linea con gli altri stipendi di neolaureati (1100-1200 euro netti/mensili, circa 20.000 euro lordi/anno) rimane tale negli anni e l'unica crescita dipende dalla anzianità ( fai la fame ) 3) il titotalare: la figura dell'imprenditore/dottore della piccola azienda farmacia spesso non ha tutte le qualità che un imprenditore deve avere, dato che mettere su una farmacia e diventare imprenditore-farmacista serve solo avere ereditato una farmacia o avere sufficente liquidità per comprarla, il rischio di impresa nel caso dell'azienda- farmacia è molto basso (è molto più sicuro mettere su una farmacia con bacino di clienti fissi ,senza libera concorrenza e convenzionata SSN, che una attività immobiliare o una azienda edile, metalmeccanica o una attività di web-business. Quindi se sei fortunato ti trovi a lavorare sotto un titolare di"qualità" ma molto spesso ti trovi di fronte persone più ignoranti e meno intelligenti di te la cui unica azione a fine giornata è quella di chiudere la cassa e ritirare i soldi ( spesso senza neanche contare il "nero" che alcune volte ti spingono a fare per pagare meno tasse.4) il fatturato: il fatturato di una media azienda-farmacia è di 1.500.000euro/anno , mentre una grossa azienda farmacia ( esempio a Milano Ambreck o Legnani) arriva anche a 3.000.000euro/anno fino a 5.000.000 euro/anno (pochissime....!!!!). L'utile netto (ciò che arriva nelle tasche del titolare)di una farmacia ( tolto tasse, costi di gestione, personale ecc...)oggi si aggira intorno al 6-7% (se gestita bene!). quindi nel caso di una farmacia di medio giro d'affari è di circa 90.000 euro netti/anno che corrispondono a 7500 euro netti/mese; l'utile netto nel caso di una farmacia di alto giro d'affari va dai 180.000 euro netti/anno ai 300.000 euro netti/anno ( ma sono pochi i titolari che arrivano a tali somme....). Capite che comunque sono fatturati ridicoli se paragonati a grosse multinazionali farmaceutiche (ovvio...) dove i volumi di affari si aggirano intorno al 500.000.000.000 dollari/anno e 500.000 euro netti all'anno li guadagna da solo un amministratore delegato!!!!!! Quindi non potete lontamente pensare di poter essere pagati 3000 o 4000 euro/netti al mese da una azienda con volume di affari così basso (anche perchè il titolare si lamenta: " perchè io dovrei guadagnare 5000euro/al mese invece di 7500 per pagare te 3000 euro al mese; capite che in fondo (e questo capita nell'80% delle farmacie) siete pezzenti entrambi
In conclusione: se volete fare carriera, arrivare a ruoli e stipendi dirigenziali non andate a lavorare come impiegati in farmacia, oppure non laureativi proprio in farmacia se non avete la vostra farmacia ( se avete i soldi per comprarla in contanti vi conviene fare qualcos'altro con 2-3 milioni di euro (specie se avete un po di "testa" e imprenditorialità), che passare la vita a "taccagneggiare" su dipendenti e "spingere" la vendita di cosmetici e parafarmaci perchè hanno margini di guadagni più alti. SAPPIATE CHE IL 70-80% DI VOI (FARMACISTI SENZA FARMACIA) FINIRA' NOLENTE O VOLENTE IN UNA FARMACIA PUBBLICA O PRIVATA E CHE NESSUN COLLABORATORE O DIRETTORE DI FARMACIA PUBBLICA O PRIVATA ARRIVERA' AD AVERE STIPENDI DIRIGENZIALI O SBOCCHI DI CARRIERA PROFESSIONALE, I DIRETTORI DI FARMACIA PUBBLICA SONO INQUADRATI COME QUADRI E IL LIMITE MASSIMO DI STIPENDIO CHE POTETE AVERE LA FORTUNA DI RAGGIUNGERE E' DI 2.000 EURO NETTI MENSILI ( ESISTE QUALCHE ECCEZIONE (2.500 EURO) IN QUALCHE GRANDE FARMACIA PRIVATA DI GROSSE METROPOLI MA SONO PIU' UNICHE CHE RARE...), MA IL LAVORO E' SEMPRE LO STESSO.
In farmacia Ospedaliera il lavoro è più vario e più professionale e anche l'inquadramento è diverso (siete dirigenti di I livello, teoricamente dei quadri) e se riuscite a diventare responsabili di struttura complessa (dirigenti di II livello, teoricamente il livello dirigenziale di una grossa azienda) avrete davvero buone soddisfazioni professionali. Il primo stipendio di un farmacista Ospedaliero strutturato è di ( 2000-2200 euro netti mensili) per poi crescere fino a circa 3.000 euro netti mensili a fine carriera. Se riesci a passare direttore di farmacia ospedaliera ( dirigente II livello) il tuo stipendio va dai 3.500 fino ai 4.500 euro netti/mensili. Fin qui sembrerebbe tutto "rose e fiori" il problema è che entrare in una farmacia Ospedaliera è praticamente impossibile perchè: 1) la scuola di specialità è diventata di 4 anni ( quindi 5 anni di laurea + 4 anni di specialità = 9 anni di studio ( meglio medicina!!!!!) e la stanno anche chiudendo come numero 2) nelle farmacie Ospedaliera o nelle ASL si entra per concorso pubblico e tutti , ma proprio tutti i concorsi sono già "manipolati" in modo che vinca una determinata persona alcune volte appoggiata politicamente!!! 3) l'Azienda Ospedaliera Italiana spesso non vuole pagare i farmacisti, più facilmente libera un posto da dirigente medico che un posto da dirigente farmacista ( quindi il posto si libera quando va in pensione qualcuno.....).
Se volete intraprendere la dura carriera di farmacista ospedaliero dovete: laurearvi 5 anni in farmacia o CTF, fare 4 anni di specialità con 400 ore di tirocinio negli ospedali/ASL, altri 5 anni almeno di borse di studio in ospedale e se vi va bene forse a 35-37 anni passerete strutturati con i vostri 2.000 netti mensili.
iL MIO CONSIGLIO SPASSIONATO SE VOLETE FARE I DIRIGENTI SANITARI FATE MEDICINA( ALTRA PROFESSIONALITA', ALTRE POSSIBILITA' LAVORATIVE, E TANTA MA TANTA FRUSTRAZIONE IN MENO.......)

PER CONCLUDERE: IL MIO CONSIGLIO FINALE PER TUTTI COLORO CHE SI SONO ISCRITTI A FARMACIA SENZA AVERE UNA FARMACIA PROPRIA O DELLA FAMIGLIA E DESIDEROSI DI FARE CARRIERA ED OTTENERE STIPENDI BUONI E':
1) SE NON SIETE ISCRITTI A FARMACIA SCAPPATE VIA FINCHE' SIETE ANCORA IN TEMPO
2) SE SIETE ISCRITTI A FARMACIA FATE IL PASSAGGIO A CTF SUBITO, FINITA LA LAUREA FATE UNA TESI SPERIMENTALE POSSIBILMENTE IN TECNOLOGIA FARMACEUTICA/IMPIANTI, FATE MASTER IN ATTIVITA' REGOLATORIE O IN CONTROLLO QUALITA' E PROVATE SUBITO AD ENTRARE IN INDUSTRIA.
3) SE STATE FINENDO FARMACIA FATE COME AL PUNTO 2), NON VI SOGNATE NEMENO DI ANDARE A CHIEDERE LAVORO IN UNA FARMACIA TRANNE SE NON AMATE CON TUTTO IL VOSTRO CUORE IL LAVORO DI FARMACISTA COMMESSO ( MA VE NE ACCORGERETE........ ) IO HO LAVORATO IN DIVERSE FARMACIE DI MILANO COME LIBERO PROFESSIONISTA.....NON POTETE IMMAGINARE CHE FRUSTRAZIONE HO TROVATO NEI COLLABORATORI DI FARMACIA SIA PUBBLICA CHE PRIVATA

4) SE VOLETE FARE GLI INFORMATORI SAPPIATE CHE NON VI SERVIVA LA LAUREA IN FARMACIA DI 5 ANNI , TUTTI POSSONO FARE GLI INFORMATO SCIENTIFICI ANCHE I LAUREATI IN LETTERE. BASTAVA UNA LAUREA BREVE IN " INFORMAZIONE SCIENTIFICA SUL FARMACO" DI 3 ANNI

E io? Io sono in borsa di studio a 31 anni in ospedale e per arrotondare ho aperto una partita IVA e faccio delle notti su una farmacia....

Cosa avrie fatto se potessi tornare indietro?: ASSOLUTAMENTE MEDICINA E CHIRURGIA: UNA MAREA DI SBOCCHI PROFESSIONALI: MEDICO GENERICO, SPECIALISTA IN OSPEDALE, MEDICO IN INDUSTRIA FARMACETICA, STUDIO PRIVATO....PERSINO NELLE CROCIERE C'E' UN MEDICO, MENTRE ( GUARDA CASO ) AL POSTO DEL FARMACISTA ABBIAMO UN INFERMIERE CHE TIENE LA FARMACIA DELLA NAVE E CHE GUADAGNA MEGLIO DI UN FARMACISTA COLLABORATORE AL PUBBLICO, MA MOOOLTO MEGLIO

IL NOSTRO ORDINE E' FATTO E PROTEGGE SOLO ED UNICAMENTE I TITOLARI DI FARMACIA, PUNTO.

FATE ALTRE FACOLTA' : MEDICINA E CHIRURGIA, ECONOMIA E COMMERCIO, INGEGNERIA, AL LIMITE FATE CTF ED ENTRATE IN INDUSTRIA ( L'INDUSTRIA FARMACEUTICA PAGA DAVVERO BENE), MA LASCIATE STARE FARMACIA SE NON AVETE LA VOSTRA FARMACIA, PER CARITA', SARETE DEI FRUSTRATI A VITA. ANCHE PERCHE' L'UNICO MODO CHE ABBIAMO PER LIMITARE LO STRAPOTERE DEI TITOLARI E AUMENTARE IL NOSTRO POTERE CONTRATTUALE E' DI MINUIRE L'OFFERTA DEI FARMACISTI COLLABORATORI IMPIEGATI NELLE FARMACIE PUBBLICHE O PRIVATE.

fonte:
http://forum.studenti.it/farmacia/813540-laureato-farmacia.html

domenica 24 aprile 2011

Stipendi divisi tra deputati e senatori

Circa un mese fa sono stati pubblicati i redditi dei parlamentari (deputati e senatori) per l'anno 2010. La notizia è stata ripresa con la consueta nonchalance dai media italiani, che si sono al solito concentrati su quale fosse l'onorevole avvocato, piuttosto che il leader di partito, più ricco della sua categoria. Poco si è detto invece sull'entità delle cifre, che rimangono altissime nonostante anno dopo anno tutti (maggioranza e opposizione) promettano di metterci mano per ridurle in maniera significativa.
Ma quanto spende lo Stato per mantenere direttamente i rappresentanti del popolo? Cercare di capire quanto denaro pubblico entri nelle tasche dei parlamentari italiani non è impresa facile. Non che sia difficile reperire i dati ufficiali, sia chiaro, ma le tante variabili in gioco fanno sì che gli stipendi mensili di deputati e senatori siano molto diversi da parlamentare a parlamentare.
La tabella che segue mostra le somme ricevute dai nostri rappresentanti, divise per categoria e per ramo parlamentare:
L’indennità parlamentare, unica forma di compenso prevista dalla Costituzione (art. 69), è lo stipendio netto mensile dei parlamentari (non è prevista la tredicesima mensilità). Sull'importo netto sono trattenute le imposte addizionali regionali e comunali che cambiano a seconda del domicilio fiscale del parlamentare. Nel 2006 l’indennità è stata ridotta del 10% sia alla Camera che al Senato.
La diaria, altro non è che il rimborso spese mensile per il soggiorno a Roma. Dall’inizio di quest’anno è stata ridotta di 500 euro in entrambi i rami del Parlamento. Non è quasi mai uguale per i parlamentari, poiché su di essa vanno a incidere i giorni di assenza nelle sedute con votazione elettronica: ogni volta che si lascia la poltrona vuota si prendono circa 200 euro in meno sul totale.
Come la diaria, anche i rimborsi spese forfettari, erogati per l’attività svolta durante il mandato elettorale, sono stati ridotti di 500 euro. Al Senato gran parte della somma viene destinata all’attività del gruppo parlamentare di riferimento.
Un notevole privilegio per i parlamentari è poter disporre di una tessera per la libera circolazione su tutto il territorio italiano. In più, ogni deputato dispone di un budget trimestrale per raggiungere gli aeroporti più vicini al luogo di residenza.
Altro capitolo è quello delle spese telefoniche, che vengono rimborsate in maniera diversa tra Camera e Senato: i deputati dispongono di circa 3000 euro annui (circa 260 € al mese) mentre ai senatori le spese sono incluse nel  rimborso di 1650 euro mensili, comprensivi delle spese di viaggio.
Dall’indennità parlamentare lorda vengono detratti i soldi per ricevere l’assistenza sanitaria, nonché il vitalizio e la liquidazione. Quest’ultima equivale all’80% dell’indennità mensile lorda moltiplicato per ogni anno trascorso in parlamento. Questo significa che un deputato che abbia lavorato, mettiamo caso, un intero mandato (5 anni) prenderà un assegno pari a 58.518 euro.
Per il vitalizio, che comunemente chiamiamo pensione, i calcoli sono poco più complessi. Si riceve al compimento dei 65 anni esclusivamente se si è concluso in modo effettivo un intero mandato parlamentare (5 anni). L’età pensionabile può essere abbassata fino al 60° anno di età (limite minimo) detraendo un anno per ogni anno di mandato oltre il quinto. L'importo dell'assegno varia da un minimo del 20% a un massimo del 60% dell'indennità parlamentare, a seconda degli anni di mandato parlamentare. Nel caso in cui il parlamentare sia rieletto in Parlamento, o eletto in un ente governativo, o al Parlamento europeo e riceva un indennità pari o superiore al 40% dell’indennità parlamentare, il pagamento del vitalizio viene sospeso.
Alla luce di questi numeri viene da chiedersi come sia possibile che alcuni parlamentari dichiarino meno di 50mila euro annui, se la sola indennità totale annua supera questa cifra. In alcuni casi il “trucco” c’è, come per l’On. Pietro Marcazzan (Udc), il meno ricco dei parlamentari (10.330 euro dichiarati): essendo subentrato a una collega nel settembre 2010, l’On. Anna Teresa Formisano, ha dovuto dichiarare il suo stipendio da insegnante di lingue straniere. C’è da scommettere che il prossimo anno la dichiarazione dell’ex professore si gonfierà non poco, visto l’onorevole stipendio.

Fonte:
http://www.termometropolitico.it/component/content/article/20867-quanto-guadagnano-oggi-i-parlamentari.html

Stipendi dei parlamentari deputati e senatori per l'anno 2009

Il “primus inter pares”, non è una sorpresa: è sempre lui, Silvio Berlusconi. Nella classifica dei parlamentari (compresi i ministri) più ricchi d’Italia il premier batte tutti, con un distacco abissale sugli altri. Ha dichiarato nel 2010, in relazione ai redditi del 2009, poco meno di 41 milioni di euro (per l’esattezza, 40.897.004 euro). Un “gruzzolo” che rispetto all’anno precedente è quasi raddoppiato, nel 2008 era infatti di circa 23 milioni di euro. Alla voce “stato civile” Berlusconi ha scritto “separato”, mentre non risultano nuovi acquisti di auto e barche né nuove partecipazioni in società. L’imposta netta pagata all’Erario è stata di 17 milioni e mezzo. Nel 2009 il premier ha venduto una comproprietà al 50 per cento di un appartamento a Milano, tra gli immobili a lui intestati risultano altri cinque appartamenti e due box sempre a Milano, dove ha la comproprietà di altri due immobili. Figurano inoltre un immobile a Lesa, vicino a Novara, e le proprietà di Antigua: due terreni e un immobile. Infine tre depositi di gestione patrimoniale presso la Banca popolare di Sondrio, il Monte dei Pashi di Siena e la Banca Arner Italia.

Sono pubblici da lunedi 28 marzo, consultabili presso Montecitorio, le dichiarazioni dei redditi relative al 2009 di tutti i parlamentari. La “documentazione patrimoniale” è  però a disposizione nella maggior parte dei casi esclusivamente in formato cartaceo. Solo 80 tra deputati e senatori infatti hanno dato l’autorizzazione a mettere la loro dichiarazione online sul sito della Camera. Nella scheda biografica del singolo parlamentare può comparire quindi anche la voce “documentazione patrimoniale”, così ad esempio per i ministri Renato Brunetta e Franco Frattini.

I ministri appunto. Il più ricco del Cdm (Berlusconi a parte) è il responsabile della Difesa Ignazio La Russa, con 374.461 euro. Seguono Giulio Tremonti, con 301.918 euro, che l’anno precedente erano meno di 40 mila, e Renato Brunetta, con 300.894. A scendere: Ferruccio Fazio (256.811 euro), Franco Frattini (237.219 euro), il neo ministro Francesco Saverio Romano (236.295 euro), Stefania Prestigiacomo (222.911 euro), l’ormai ex Sandro Bondi (184.591 euro), Altero Matteoli (183.648 euro), Raffaele Fitto (179.787 euro), Mariastella Gelmini (176.981 euro), Roberto Calderoli (174.850 euro), Michela Vittoria Brambilla (173.818 euro), Maurizio Sacconi (172.394 euro), Gianfranco Rotondi (172.061 euro), Roberto Maroni (170.711 euro), Elio Vito (169.432 euro), Angelino Alfano (168.318 euro, ha dichiarato di più la moglie avvocato, Tiziana Miceli, con 229.074 euro), Umberto Bossi (167.957 euro), Giorgia Meloni (165.941 euro), Mara Carfagna (165.849 euro).
Chiudono la classifica il vice ministro leghista Roberto Castelli (164.358 euro), il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani (161.911 euro) e il neo responsabile della Cultura Giancarlo Galan (149.938 euro).

Tra i leader di partito al primo posto, sempre dopo il premier, c’è Gianfranco Fini, che ha guadagnato 186.563 euro. Anche se nel gruppo delle più alte cariche il suo omologo al Senato, Renato Schifani, lo supera con un imponibile di 229.918 euro. Dopo Fini, il leader dell’Api Francesco Rutelli, con 182.159 euro, il segretario dell’Idv Antonio Di Pietro, con 176.885, poi il leader della Lega Bossi, il segretario del Pd Pierluigi Bersani (137.013 euro) e quello dell’Udc Pier Ferdinando Casini, con un reddito di 106.063 euro. Nella classifica dei deputati che sono anche avvocati Niccolò Ghedini batte l’altro legale di Berlusconi, Piero Longo, con 1.127.118 euro contro 530.847 euro. Ma è “doppiato” a sua volta dalla collega di Fli, Giulia Bongiorno, che ha dichiarato 2.048.397 euro.
Se invece si prendono in considerazione anche i sottosegretari, il più facoltoso risulta essere un ex: Guido Bertolaso, che ha dichiarato 862.921. È seguito dal sottosegretario Daniela Santanchè, che nel 2009 ha guadagnato 642.517 euro, e da Gianni Letta, con 342.310 euro.

La top ten dei senatori è guidata dall'oncologo Umberto Veronesi del Pd, che ha dichiarato un imponibile di 1.364.720 euro; al secondo posto c’è Alfredo Messina del Pdl (1.293.842 euro), al terzo Raffaele Ranucci del Pd (1.264.657 euro). Figurano poi: Salvatore Sciascia del Pdl (1.041.493 euro), il magistrato e scrittore Gianrico Carofiglio del Pd (979.596 euro), Giuseppe Ciarrapico del Pdl (904.410 euro), Carlo Azeglio Ciampi (che con 717.122 euro è anche il più ricco tra i senatori a vita. Giulio Andreotti è secondo, con 488.006 euro), Francesco Casoli del Pdl (609.425 euro), Marcello Dell’Utri del Pdl (580.685 euro) e Riccardo Conti del Pdl (553.301 euro).

Nella classifica dei deputati invece dietro Berlusconi compaiono Antonio Angelucci, magnate della sanità e padre di Gianpaolo ed editore di Libero e del Riformista, con un imponibile di 6,1 milioni di euro (nella dichiarazione precedente erano 3,5), il finiano Giuseppe Consolo, con 2.308.103 euro, Giulia Bongiorno appunto e Maurizio Paniz, con 1.765.878 euro. Santo Versace, che nella graduatoria dello scorso anno era il secondo parlamentare più ricco dopo il premier con un reddito di  oltre 5 milioni di euro, nel 2010 ha dichiarato molto meno: 604.067 euro. Ed è passato al decimo posto.

Infine i meno abbienti: Pietro Marcazzan dell’Udc, proclamato deputato il 15 settembre del 2010, ha dichiarato 10.330 euro, quindi il leghista Eraldo Isidori, proclamato il 19 ottobre del 2010, con 15.643 euro.

fonte:
http://tg24.sky.it/tg24/politica/2011/03/28/parlamentari_ricchi_classifica_deputati_senatori_ministri_silvio_berlusconi_dichiarazione_redditi.html

sabato 23 aprile 2011

Stipendi. Gli immigrati guadagnano 319 euro meno degli italiani

Con la crisi il tasso di disoccupazione ha raggiunto l'11,4%. I dati della CGIA di Mestre



Roma - 19 aprile 2011 - Vengono pagati meno degli italiani (mediamente 319 euro al mese), ma il livello di disoccupazione ha toccato l’11,4% (contro una media nazionale presente in Italia che si attesta all’8,4%).
La CGIA di Mestre, dopo le dichiarazioni del ministro Tremonti, ha analizzato il livello retributivo ed occupazionale degli stranieri regolarmente presenti nel nostro Paese. Da questa analisi emerge che gli immigrati percepiscono mediamente 965 euro netti al mese; 319 euro in meno rispetto agli italiani.

“Questo differenziale – segnala il segretario della CGIA di Mestre Giuseppe Bortolussi – è dovuto al fatto che l’esperienza lavorativa tra gli immigrati è mediamente molto inferiore di quella maturata dagli italiani. Pertanto, i primi hanno scatti di anzianità più contenuti dei secondi.”

Il tasso di disoccupazione degli stranieri regolarmente presenti in Italia, invece, ha raggiunto l’11,4% (contro una media della disoccupazione nazionale pari all’8,4%).

A livello territoriale è la Basilicata la Regione che presenta la percentuale di stranieri disoccupati più elevata (18,9%). Seguono il Piemonte/Valle d’Aosta (15,4%), la Liguria (13,8%), l’Abruzzo (13,6%) e il Friuli V.G. (13,2%).

Dall’inizio della crisi ad oggi, sono quasi 110.000 gli stranieri che hanno perso il posto di lavoro. Il numero complessivo degli immigrati alla ricerca di un posto di lavoro si attesta attorno alle 265.800 unità.

Retribuzione dei dipendenti stranieri e differenziali con gli italiani (in €) III trimestre 2010
Per retribuzione si intende la retribuzione netta del mese escluse altre mensilità (tredicesime, quattordicesime…) e voci accessorie non percepite regolarmente tutti i mesi (premi di produttività, arretrati…)          
Alcuni settori di attività
 
Retribuzione mensile
stranieri
(in €)
Differenziali
rispetto agli italiani
(in €)
Agricoltura
857
-77
Manifattura
1.134
-184
Costruzioni
1.084
-124
Commercio
1.005
-118
Alberghi e ristoranti
907
-31
Trasporti e comunicazione
1.238
-161
Servizi alle imprese
901
-245
Istruzione, sanità
1.104
-304
Altri servizi alle persone
726
-310
Totale
965
-319
Elaborazioni Ufficio Studi CGIA su dati Istat Rcfl
 
Il mercato del lavoro straniero nel 2010 (media primi 3 mesi 2010)
 
Occupati
Disoccupati
Nuovi disoccupati creati dalla crisi (2008/2010)
Tasso di disoccupazione straniero
Abruzzo
34.459
5.402
3.826
13,6
Basilicata
6.340
1.482
1.103
18,9
Calabria
26.039
1.961
405
7,0
Campania
75.905
5.634
54
6,8
Emilia Romagna
219.612
31.698
17.683
12,6
Friuli Venezia Giulia
44.621
6.782
1.460
13,2
Lazio
268.830
27.006
6.179
9,1
Liguria
58.623
9.442
4.373
13,8
Lombardia
467.827
65.267
35.336
12,2
Marche
61.193
8.955
3.216
12,8
Molise
3.892
511
305
11,6
Piemonte e Valle d'Aosta
186.523
33.992
17.109
15,4
Puglia
38.048
2.497
-85
6,1
Sardegna
18.747
1.849
831
9,0
Sicilia
56.970
6.456
2.181
10,2
Toscana
175.376
19.072
7.146
9,8
Trentino Alto Adige
38.186
5.235
2.012
12,0
Umbria
46.709
6.249
1.244
11,8
Veneto
225.864
26.319
5.581
10,4
Italia
2.053.765
265.807
109.958
11,4